Castelli di Rabbia - Alessandro Baricco.

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Ale<3
CAT_IMG Posted on 25/2/2009, 10:34




L'avete mai letto? E' stupendo veramente....
D'ora in poi posterò delle citazioni prese dal libro qui : D
 
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Giulio»
CAT_IMG Posted on 25/2/2009, 18:53




io non l'ho mai letto ma adoro baricco!
consiglio vivamente "novecento" , nato e vissuto su una nave che suona il piano come nessun altro
-che musica suoni?
-non lo so.
-allora è jazz.

e soprattutto OCEANO MARE, che oltre ad essere magico, misterioso e affascinante è anche il libro preferito della mia ila!
 
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Ale<3
CAT_IMG Posted on 26/2/2009, 11:55




Ora metto qui qualche citazione da Castelli di Rabbia.

"Ascoltami, Jun... guardami e chiedimi quello che vuoi...
Ma Jun non disse nulla. Semplicemente, senza che un solo angolo del suo volto si muovesse, e assolutamente in silenzio, iniziò a piangere, in quel modo che è un modo bellissimo, un segreto di pochi, piangono solo gli occhi, come bicchieri pieni fino all'orlo di tristezza, e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li vince e scivola giù dai bordi, seguita poi da mille altre, e immobili se ne stanno lì mentre gli cola addosso la loro minuta disfatta. Così piangeva Jun.


Eppure, per quanto indubitabilmente sia meravigliosa la luce della sera, c'è qualcosa che ancora riesce ad essere più bello della luce della sera, ed è per la precisione quando, per incomprensibili giochi di correnti, scherzi di venti, bizzarrie del cielo, sgarbi reciproci di nubi difettose, e circostanze fortuite a decine, una vera collezione di casi, e di assurdi - quando, in quella luce irripetibile, che è la luce della sera, inopinatamente, priove. C'è il sole, il sole della sera, e piove. Quello è il massimo. Non c'è uomo, per quando limato dal dolore o sfinito dall'ansia, che di fronte ad un'assurdità del genere non senta da qualche parte rigirarsi un'irrefrenabile voglia di ridere. Poi magari non ride, veramente, ma se solo il mondo fosse un sospiro più clemente, riuscirebbe a ridere.
Perchè è come una colossale e universale gag, perfetta e irresistibile. Una cosa da non crederci. Perfino l'acqua, quella che ti casca in testa, a minute gocce prese di infilata dal sole basso sull'orizzonte, non sembra neanche acqua vera. Non ci sarebbe da stupirsi se ad assaggiarla si scoprisse che è zuccherata. Per dire. Comunque acqua non regolamentare. Tutt'una generale e spettacolare eccezione alle regole, una grandiosa presa per il culo di qualsiasi logica. Un'emozione. Tanto che tra tutte le cose che poi finiscono per dare una giustificazione a questa altrimenti ridicola abitudine di vivere certo figura anche questa, in cima alle più nitide, alle più pulite: esserci, quando in quella luce irripetibile che è la luce della sera, inopinatamente, piove. Almeno una volta, esserci.


E così se ne vanno, Pekisch e Pehnt, Pehnt e Pekisch, se ne tornano lungo il tubo, uno a sinistra l'altro a destra, lentamente, scrutando ogni palmo del tubo, piegati in due, a cercare tutta quella voce perduta, che se uno li vedesse da lontano potrebbe ben chiedersi cosa diavolo fanno quei due, in mezzo alla campagna, con gli occhi fissi per terra, passo dopo passo, come insetti, e invece sono uomini, chissà cos'hanno perso di così importante per strisciare in quel modo in mezzo alla campagna, chissà se lo troveranno mai, sarebbe bello lo trovassero, che almeno una volta, almeno ogni tanto, in questo dannatissimo mondo, qualcuno che cerca qualcosa avesse in sorte di trovarla, così, semplicemente, e dicesse l'ho trovata, con un lievissimo sorriso, l'avevo persa e l'ho trovata - sarebbe poi un niente la felicità.

"Che succede, Pekisch?" [...]
"Schifezze." rispose.
"Cosa sono le schifezze?"
"Sono cose che nella vita non bisogna fare."
"E ce n'è tante?"
"Dipende. Se uno ha molta fantasia, può fare molte schifezze. Se uno è scemo magari passa tutta la vita e non gliene viene in mente neppure una."


[...] guardava il mondo, vedeva una sterminata quantità di oggetti, persone, situazioni e capiva che solo ad imparare i nomi di tutta quella roba - tutti i nomi, uno per uno - ci avrebbe messo una vita. Non gli sfuggiva che in ciò si celava un certo paradosso.
"Ce n'è troppo, di mondo" pensava. E cercava una soluzione.
L'idea gli venne, come spesso accade, per estensione logica di un'esperienza banale. Di fronte all'ennesima lista per la spesa che la signora Abegg gli mise in mano prima di mandarlo all'Emporio Fergusson e Figli, Pehnt capì, in un'istante di noumenica illuminazione, che la soluzione stava nell'astuzia del catalogare. Se uno, via via che imparava le cose, se le scriveva avrebbe ottenuto alla fine un completo catalogo delle cose da sapere, consultabile in ogni momento, aggiornabile ed efficace contro eventuali cali di memoria. Intuì che scrivere una cosa significa possederla - illusione verso cui inclica una non insignificante parte di umanità. Pensò a centinaia di pagine zeppe di parole e sentì che il mondo gli faceva molto meno paura.
 
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Giulio»
CAT_IMG Posted on 26/2/2009, 14:17




beeeelle, tutte, davvero... :blink:
hai scritto tutto ????
 
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Ale<3
CAT_IMG Posted on 26/2/2009, 14:28




Ne mancano ancora... Le ho copiate dal libro ; )
 
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Giulio»
CAT_IMG Posted on 26/2/2009, 14:34




e quanto ciai messo a scriverle xD???
 
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Ale<3
CAT_IMG Posted on 26/2/2009, 18:26




Un dieci minuti + o - xD
 
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6 replies since 25/2/2009, 10:34   955 views
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